Quando un debitore non restituisce la somma dovuta al proprio creditore, ecco che può essere notificato un atto di precetto. Cosa succede se il debitore non esegue quanto richiesto?
Cosa vuol dire atto di precetto?
Un atto di precetto è un vero e proprio atto giuridico. È il passo formale con cui il creditore chiede a un debitore soddisfare un obbligo, solitamente la restituzione di una somma di denaro preso in prestito, entro un termine stabilito. Per legge questo termine è di 10 giorni dalla notifica dell’atto stesso.
L’atto di precetto viene generalmente utilizzato nella fase esecutiva del recupero crediti, e precede l’esecuzione forzata, nel caso in cui il debitore non adempia spontaneamente a quanto stabilito da un titolo esecutivo: ad esempio, una sentenza, un decreto ingiuntivo ormai esecutivo.
A regolare l’atto di precetto c’è l’articolo 480 del Codice di Procedura Civile che stabilisce che, per procedere esecutivamente su beni del debitore, è necessaria la notifica di un atto di precetto, a meno che la legge non disponga diversamente. Questo atto deve indicare esplicitamente l’ammontare del credito per cui si procede. Deve inoltre includere capitali, interessi e spese, nonché l’obbligo a pagare entro il termine perentorio di 10 giorni dalla notifica.
Che differenza c’è tra atto di precetto e decreto ingiuntivo?
Anche se atto di precetto e decreto ingiuntivo sembrano due realtà simili, nei fatti sono differenti.
Il decreto ingiuntivo è un ordine del giudice che impone al debitore di pagare quanto dovuto al creditore. Serve per ottenere rapidamente un titolo esecutivo. Il debitore può opporsi entro 40 giorni e se non lo fa il decreto diventa definitivo, così il creditore può procedere per il recupero forzato del credito.
L’atto di precetto, invece, accade dopo. È l’azione con cui il creditore, già in possesso di un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo definitivo), intima al debitore di pagare entro 10 giorni. Se il debitore ignora anche questa richiesta, il creditore può iniziare le procedure esecutive, come il pignoramento dei beni.
Quando viene emesso un atto di precetto?
La legge prevede diverse circostanze per le quali un atto di precetto può essere emesso. Tra queste si possono indicare:
- mancato rimborso di un prestito: un creditore che ha concesso un prestito può emettere un atto di precetto per intimare il debitore al rimborso delle somme dovute, interessi e spese incluse
- risarcimento danni da sentenza giudiziaria: se un soggetto ha ottenuto una sentenza giudiziaria che condanna l’altra parte al pagamento di una somma a titolo di risarcimento danni e l’altra parte non adempie volontariamente, può diventare necessario procedere con l’atto di precetto
- mancato pagamento di alimenti: in caso di mancato pagamento del mantenimento stabilito in una sentenza di separazione o divorzio, il coniuge creditore o il genitore cui spetta il mantenimento dei figli può emettere un atto di precetto per ottenere il pagamento degli arretrati
- crediti commerciali non saldati: un’impresa che ha fornito beni o servizi ad un’altra azienda, e non ha ricevuto il pagamento delle fatture emesse, dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, per esempio attraverso un decreto ingiuntivo divenuto esecutivo, può emettere un atto di precetto per intimare il pagamento di quanto dovuto.
Cosa succede dopo?
Dopo un atto di precetto, se il debitore non effettua il pagamento richiesto entro il termine stabilito (di solito 10 giorni), il creditore ha il diritto di avviare procedure esecutive forzate per il recupero del credito. Queste azioni comprendono:
- pignoramento dei beni
- aste giudiziarie
- pignoramento presso terzi
Inoltre, le azioni esecutive possono avere un impatto negativo sulla reputazione creditizia del debitore, attraverso una segnalazione in CRIF, rendendo più complesso ottenere prestiti in futuro.
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