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L’eventualità di non riuscire a pagare una o più rate di un un prestito è da tenere in considerazione. È infatti possibile che si affronti un periodo di relativa difficoltà economica, da cui poi si è in grado comunque di uscire. Ti sarà capitato di chiederti: dopo quante rate non pagate scatta il pignoramento? Le risposte nell’articolo.

Rate non pagate, quali possono essere le conseguenze?

Il mancato pagamento delle rate di un mutuo, di un prestito o di una qualsiasi altra forma di finanziamento può determinare conseguenze significative per il debitore. Innanzitutto, la banca o l’istituto di credito emettono dei solleciti per il pagamento. Se i pagamenti non vengono regolarizzati, il debitore entra in mora e sulle somme dovute inizieranno a maturare degli interessi di mora, che possono arrivare fino al 12,50%.

La situazione può poi complicarsi perché il debitore viene segnalato alla CRIF come cattivo pagatore. Questa segnalazione rende difficile l’accesso a ulteriori prestiti o finanziamenti in futuro.

Se il mancato pagamento delle rate continua nel tempo, il creditore può avviare un’azione legale per il recupero crediti. Questo può determinare l’emissione di un decreto ingiuntivo, con il quale si ordina al debitore il pagamento del debito più spese legali ed interessi.

 In caso di ulteriore inadempienza, si può procedere con l’esecuzione forzata: pignoramenti di stipendi, conti correnti o beni, inclusa l’eventuale casa che è stata acquistata con il mutuo.

In casi estremi, quando il mancato pagamento delle rate si protrae nel tempo, il debitore potrebbe rischiare anche il procedimento di espropriazione dell’immobile, se l’immobile è oggetto del mutuo. Senza dimenticare, infine, che il lungo periodo di inadempienza può influenzare negativamente la reputazione creditizia del debitore, limitando le sue possibilità future di accedere a servizi finanziari.

Dopo quante rate non pagate scatta il pignoramento?

Solitamente, il pignoramento viene avviato tra i 6 e i 10 mesi da quando il debitore smette di pagare le rate. Questo è comunque un termine di riferimento, perché i tempi effettivi sono stabiliti dall’istituto di credito a cui è stato richiesto il denaro.

Per certo, il debitore viene considerato inadempiente dopo un ritardo di 120 giorni, e come prima conseguenza si ha la revoca del prestito. In termini più esatti, dopo il primo semestre di rate non pagate il debitore viene dichiarato decaduto dal beneficio del termine. Questo significa che il debitore non ha più la possibilità di riparare a rate il debito, ma deve restituire interamente l’importo del debito.

Il pignoramento è regolato dagli articoli 491 – 497 del Codice di Procedura Civile, e riguarda sia beni immobili, come la casa o un terreno di proprietà, sia i cosiddetti beni immobili, come macchina o conto corrente.

 Beni pignorabili e beni non pignorabili

Tra i beni pignorabili rientrano i conti correnti, stipendi, con limitazioni, immobili e veicoli. Esistono però delle soglie di impignorabilità, per salvaguardare la sussistenza del debitore e della sua famiglia.

I beni non pignorabili comprendono invece:

  • prima casa, esclusi i casi di debiti che derivano da mutui per l’acquisto dell’immobile stesso
  • mobili di casa essenziali per la vita quotidiana, come letti, tavoli, sedie, armadi
  • strumenti necessari per la professione del debitore
  • una quantità minima di stipendio o pensione considerata al di sotto della soglia di sussistenza. 

Queste misure hanno l’obiettivo di bilanciare il diritto dei creditori di riscuotere il credito con la necessità di garantire una vita dignitosa al debitore e alla sua famiglia.

Come evitare il pignoramento dei propri beni?

L’unica azione da compiere, per evitare che i propri beni mobili o immobili siano pignorati, è la completa restituzione del debito. Le soluzioni per risolvere il proprio debito possono essere diverse: saldo e stralcio, esdebitazione, prestito di consolidamento, per fare solo alcuni esempi.

 

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