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Quando un debitore non rispetta le modalità di restituzione di un prestito o di una somma ricevuta, il creditore può richiedere il saldo del debito in una unica soluzione, attraverso quella che si definisce decadenza dal beneficio del termine. Quali sono le conseguenze per il debitore?

Cos’è la decadenza dal beneficio del termine?

L’espressione decadenza del beneficio del termine indica la possibilità, da parte del creditore, di chiedere immediato pagamento, in una soluzione unica, del debito. Una possibilità che può essere richiesta anche quando la restituzione del debito prevedeva, per contratto tempi e modi differenti. Come, ad esempio, le rate di un prestito.

Nel caso in cui il creditore ricorresse alla decadenza dal beneficio del termine, devono essere applicati gli interessi di mora e le sanzioni che eventualmente erano state previste dal contratto.

Nello specifico, il concetto del beneficio del termine indica a sua volta la possibilità, da parte del debitore nei confronti del creditore, di poter restituire la somma ricevuta successivamente al ricevimento della somma stessa, in base ad un programma di rimborso concordato e rateizzato. Programma che, va specificato, deve essere rispettato da chi riceve la somma.

In quali circostanze può essere applicata?

La legge italiana, per mezzo dell’articolo 1186 CC (Codice Civile) permette al creditore di usufruire della decadenza dal beneficio del termine quando si presentano alcune circostanze. Nello specifico:

  • il debito, nella sua interezza o parzialmente, non viene pagato dal debitore. E il debitore, quindi, è insolvente
  • le garanzie che erano state pattuite al momento della firma del contratto non sono state fornite dal debitore
  • le garanzie fornite al momento della firma del contratto non ci sono più, vengono meno. Per diverse ragioni. Ad esempio, il bene immobile fornito come garanzia risulta essere ipotecato, e non può essere più utilizzato per risolvere il debito.

Nel caso specifico in cui il prestito sia stato erogato da una banca, questa può usufruire della decadenza dal beneficio del termine quando il debitore ha pagato almeno 7 rate, non consecutive, con ritardo.

Va specificato che non c’è obbligo di comunicazione della decadenza dal beneficio del termine. Tuttavia i creditori sono soliti comunicare la decadenza per mezzo di una raccomanda con ricevuta di ritorno, oppure con posta elettronica certificata. L’obiettivo è quindi comunicare la decadenza in modo comunque tracciabile.

Decadenza dal beneficio del termine illegittima

Di riflesso, la decadenza dal beneficio del termine è illegittima se:

  • il debitore non è effettivamente insolvente
  • la diminuzione delle garanzie non è dovuta a fatto proprio del debitore
  • il creditore non ha richiesto l’immediato adempimento
  • la decadenza è esplicitamente esclusa dal contratto.

In caso di decadenza illegittima, il debitore può opporsi all’esecuzione forzata per mezzo della cosiddetta opposizione a precetto, secondo l’ex art. 615 c.p.c. Risulta essenziale, se si vuole contestare la decadenza, avere continuato a pagare regolarmente le rate.

Quali sono le conseguenze in caso di decadenza dal beneficio del termine?

Una volta dichiarata la decadenza, tutto il debito residuo diventa immediatamente esigibile. Questo significa che il creditore ha il diritto di richiedere il pagamento immediato dell’intera somma dovuta, non rispettando più le scadenze originalmente pattuite per il pagamento rateale.

Se il debitore non riesce a pagare l’intero importo dovuto, il creditore può intraprendere azioni legali per recuperare il debito. Queste azioni possono includere la procedura di pignoramento dei beni del debitore. Inoltre, il mancato pagamento può comportare la segnalazione in CRIF, rendendo più difficile o costoso ottenere prestiti in futuro.

Il creditore, prima di procedere con azioni legali, può anche scegliere di negoziare un nuovo accordo di pagamento con il debitore, includendo in caso tassi di interesse maggiorati o garanzie aggiuntive.

 

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